Quando in un comune si parla di raccolta differenziata c’è un argomento che fa spesso discutere per svariati temi nonchè il rifiuto da raccogliere e differenziare che ha più problemi: i pannolini.Perchè? in primis l’odore che, per forza di cose, questo rifiuto causa. In secondo luogo l’oggetto in sè che essendo un mix di materiali vari (davvero vari), risulta parecchio difficoltoso da trattare.

Questo a quanto pare fino a qualche giorno fa in quanto, grazie alla tecnologia sviluppata e brevettata da Fater Spa, (joint venture alla pari fra Procter & Gamble ed il Gruppo Angelini), il pannolino viene trasformato in altre materie prime di nuovo utili.

Giovanni Teodorani Fabbri – General Manager della joint venture spiega come il progetto nasca dalla strategia di sostenibilità che è propria dei propri azionisti, Procter & Gamble ed il Gruppo Angelini, e che Fater Spa ha fatto sua.

Ogni anno l’Italia produce circa 900 mila tonnellate di pannolini, intendiamo usati ovviamente. Il procedimento di riciclo di cui si parla permette di ottenere da 1 tonnellata di rifiuti raccolti in maniera differenziata fino a 150kg di cellulosa, 75kg di plastica e 75kg di polimero super assorbente, che potranno essere impiegati di nuovo in altri processi produttivi.

Come Europa la quantità di pannolini-rifiuto prodotti sale fino a 8 milioni e mezzo di tonnellate. Ovviamente questo è il primo stabilmento ma l’idea ed il progetto è quello di esportare anche fuori italia il format e replicarlo.

L’impianto è progettato per servire a regime un milione di abitanti e per ogni tonnellata trattata salva l’equivalente di circa 400 kg di co2, questo significa che il processo di riciclo innescato è carbon negative, cioè risparmia più emissioni di quante ne consumi.

Un piccolo passo, forse nemmeno troppo piccolo nella giusta direzione. Che ne dite?